venerdì, settembre 01, 2006

 

I BUONI E I CATTIVI (a proposito di Caino e Abele)


La grande tentazione della storiografia da salotto (vedi Gervaso, Montanelli etc.. etc..), nonchè delle chiacchere da bar e da ombrellone estivo, è quella di dividere, molto sommariamente, il mondo in buoni e cattivi, senza cercare una benchè minima analisi critica o la benchè minima conoscenza e approfondimento dei fatti e di tutto ciò che accade nel mondo. I soliti discorsi, triti e ritriti, sentiti e risentiti: il giusto e l'ingiusto, il bianco e il nero (e quando poi si tratta della Juve...!!).La stragrande maggioranza dei commentatori ufficiali, che si esprimono (e imperversano pontificando) attraverso i media, non sfuggono a quella che è ormai diventata una regola: vietato ricercare, non dico la verità (parola grossa), ma per lo meno l'equidistanza critica. Di tutto questo ci siamo ampiamente stancati, con riferimento, in particolare, alla situazione libanese/israeliana di questi giorni.La destabilizzazione politica in quell'area geografica è iniziata nel 1947, allorchè una risoluzione dell'ONU sottrasse una parte di territorio ai palestinesi per creare lo Stato di Israele che, da allora in poi, è sempre stato sostenuto dagli Stati Uniti, sia finanziariamente che militarmente, per scopi economico-politici nello scacchiere medio-orientale. Il vortice della violenza che da allora insanguina quella disastrata zona, e che non tende a placarsi, è stato innescato dai convergenti interessi israeliani e statunitensi.La violenza genera sempre violenza e non siamo certamente noi i primi a dirlo: è dimostrato dalla storia, se solo la si va ad analizzare. I razzi degli Hezbollah sono cattivi e le bombe degli israeliani sono buone ? I bambini trucidati, le vittime civili (da entrambe le parti) sono forse diverse ? La pace in quella zona passa solamente attraverso il ritiro degli interessi USA, il riconoscimento reciproco dei due Stati (israeliano e palestinese), la restituzione senza condizioni, da parte di Israele, dei territori indebitamente occupati con la violenza nel corso dei decenni.Utopia ? Massimalismo ? Ingenuità ? Sì ? Allora noi siamo utopisti, massimalisti ed ingenui.

Comments:
Vi rispondo con le parole che Luciano Tas, scrittore e giornalista, già direttore del mensile SHALOM, ha scritto in un documento sulla questione israelo-palestinese e che ho tratto dal sito "Informazionecorretta.com".
DOMANDA:
"A proposito del 29 novembre 1947, quando le Nazioni Unite assegnarono una parte della Palestina agli arabi e un'altra agli ebrei. Quella ebraica non fu
forse sottratta agli arabi?"
RISPOSTA:
"Quando l'ONU votò quella Risoluzione, da parte ebraica ci fu un'esplosione di
entusiasmo, sia fra gli ebrei di Palestina che quelli della Diaspora. Uno Stato
ebraico rappresentava per i primi la salvezza, per i secondi l'assicurazione
sulla vita, un polo di riferimento, una garanzia.
E si trattava di meno di un decimo della Palestina originale, di meno di un
centesimo del mondo arabo.
Lo stesso mondo arabo respinse invece con furore la spartizione di un lembo di
Palestina, che sottraeva alla loro influenza un pur minuscolo, insignificante e
poverissimo spazio. L'assegnazione agli ebrei di quel minuscolo spazio fu
consi-derata dagli arabi una profonda ferita, un'offesa inaccettabile.
Per questo i paesi arabi vicini - Libano, Siria, Iraq, Giordania, Egitto - con
l'appoggio finanziario e militare di tutti gli altri più lontani, non vollero
rispettare la Risoluzione dell'ONU e aggredirono lo Stato d'Israele, prima
ancora che la mezzanotte del 14 maggio ne segnasse la nascita."
 
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