giovedì, novembre 16, 2006
BROGLI ELETTORALI ? MA DI CHI ?
Non siamo esperti di statistica nè tanto meno d'informatica: non possiamo pronunciarci, quindi, da un punto di vista meramente "tecnico" sulla possibilità di portare a termine un broglio elettorale nel modo in cui gli autori del film ipotizzano. Una cosa, tuttavia, la sappiamo bene (e con noi, milioni di italiani): la "Banda Bassotti" che ci ha governato nei cinque anni precedenti le ultime elezioni, si è dimostrata capace di qualsiasi cosa pur di mantenere il potere e, con esso, l'impunità. Leggi "ad personam" approvate a piene mani, senza pudori e/o scrupoli di alcun tipo, stanno a testimoniare l'irriducibile volontà di usare tutti gli strumenti a disposizione pur di raggiungere gli scopi prefissati; per questo non riusciamo a catalogare il film di Cremagnani e Deaglio nella "fantapolitica" tout court e saremmo lieti se, chi ne ha le possibilità, decidesse di indagare più a fondo.
Sul film, in prossima uscita, proponiamo un interessante articolo apparso sull'Unità.
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da l'Unità del 14 novembre 2006
Film sui «brogli» del Polo «Conti sbagliati e misteri»
Film sui «brogli» del Polo «Conti sbagliati e misteri»
Deaglio e Cremagnani: anomalie sulle schede bianche
di Gian Guido Vecchi
Uccidete la democrazia!, il nuovo film di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio con la regia di Ruben H. Oliva, non è questione di sindrome da complotto ma di numeri, numeri e ore. Gli autori lo dicono subito, prima che scorrano in anteprima le immagini e Gola Profonda inizi il suo racconto. La notte di lunedì 10 aprile 2006 è ormai sfumata nel martedì e l'Italia è in sospeso, il flusso dei dati elettorali s'è bloccato, «non si riesce a capire che sta succedendo» dice Romano Prodi, l'esito delle elezioni è più che mai in bilico e intanto a Palazzo Grazioli, quartier generale di Berlusconi, è arrivato Beppe Pisanu. Mai successo che un ministro dell'Interno lasciasse il suo posto in un momento così. C'era già stato verso le 19,20. Per convocarlo, alle 23,14 gli telefonano al Viminale, «l'hanno costretto, letteralmente costretto ad andare». Berlusconi è furibondo, «gli grida in faccia, dice che lui non è disposto a perdere per una manciata di voti». Pisanu torna al Viminale e là ci sono quelli dell'Unione. Marco Minniti, Ds, è piombato in sala stampa agitatissimo, ha cercato i funzionari, ha fatto una telefonata. Poi si è rasserenato. Testimonianze. Immagini dei tg. E Gola Profonda che racconta: più tardi, a Palazzo Grazioli, ci sono quattro uomini chiusi in una stanza. Berlusconi, Bondi, Cicchitto e, ancora, Pisanu. Il Cavaliere non ci sta. E il clima si fa pesante, per il ministro. Volano insulti, «vigliacco», «traditore». Sono le 2.44 quando Piero Fassino annuncia alle telecamere: abbiamo vinto. A quanto pare dal film, il grande imbroglio informatico è sfumato in extremis, il programma che nel sistema di trasmissione dati del Viminale trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia è stato fermato a ventiquattromila voti dal traguardo, l'esiguo vantaggio dell'Unione. E a questo punto le immagini rallentano, scrutano il volto segnato del segretario Ds, le occhiaie scure, lo sguardo cupo, mai vista una proclamazione così. In via del Plebiscito Berlusconi fa chiamare l'onorevole Ghedini, vuole preparare un decreto che dice farà approvare dal Consiglio dei ministri per sospendere il risultato elettorale fino a un nuovo conteggio e assicura che lo farà firmare a Ciampi. Ma dal Colle fanno sapere che il Presidente «non vuole neanche sentirla», una richiesta simile. Abbiamo evitato un golpe? «Non s'innamori dei paroloni: guardi i numeri», sorride Gola Profonda, alias uno strepitoso Elio De Capitani, l'ex «Caimano» di Moretti che nel film incarna tutte le fonti riservate dell'inchiesta. Il personaggio che racconta quella notte delle Politiche 2006 è fittizio, «ma i numeri sono veri», spiega Deaglio, «aspettiamo che intervengano i magistrati, che il ministro chiarisca, che il presidente Napolitano ci rassicuri ». Gli autori sono partiti da un libro, Il broglio, firmato da un anonimo «Agente Italiano» e uscito a maggio. Il dvd contiene i dati provincia per provincia. Numeri che il Viminale pubblica di solito «dopo 40 giorni» e fino ad oggi sono rimasti riservati. Perché? «Perché sono impresentabili, ecco perché». Al centro del «docu-thriller», il mistero delle schede bianche. Dalle Politiche 2001 a quelle 2006, per la prima volta nella storia della Repubblica, sono crollate: da 1.692.048 ad appena 445.497, 1.246.551 in meno. Maggiore partecipazione? Ma gli elettori, al netto dei votanti all'estero, sono stati di meno: 39.424.967 contro i 40.190.274 di cinque anni fa. E soprattutto ci sono le «anomalie» statistiche. L'Italia è varia, la percentuale di «bianche» nel 2001 cambiava ad ogni regione, 2,6 in Toscana, 9,9 in Calabria, 5,5 in Sardegna... L'animazione del film fa ruotare lo Stivale come in una centrifuga, nel 2006 i dati sono omologati, «tutto dall'1 al 2%, isole comprese!».Tutto più o meno uguale, e non un posto dove le bianche non siano calate. In Campania, per dire, si è passati da 294.291 bianche a 50.145, meno duecentocinquantamila, dall'8 all'1,4%. E poi c'è la successone degli eventi. Alle 15 il primo exit-poll dà all'Unione cinque punti di scarto, come tutti i sondaggi. Ma alle 15,45 Denis Verdini, responsabile dell'ufficio elettorale di Forza Italia, dice che «alla Camera è testa a testa, lo si vedrà dopo diverse proiezioni». E infatti: un'animazione mostra la «forbice» tra gli schieramenti che diminuisce «regolare come un diesel», ogni ora la Cdl guadagna mezzo punto e l'Unione lo perde. I primi dati del Viminale arrivano alle 20,19 e proseguono col contagocce. Alle 21,38 l'Ulivo invita a «presidiare i seggi», quando si bloccano i dati manda il segretario provinciale a Caserta. Inizia la lunga notte. Resta da scoprire l'arma del delitto. E Deaglio, nel film, vola in Florida a intervistare Clinton Curtis, programmatore informatico che nel 2001, inconsapevole, preparò un software per truccare le elezioni e poi ha denunciato tutto e ne ha fatto una battaglia. «Qualsiasi broglio le venga in mente, con la matematica si può fare». E al direttore di Diario, in mezz'ora, prepara un programma che distribuisce in automatico le bianche a uno schieramento lasciandone una percentuale tra l'1 il 2, «si può inserire nel computer centrale o a metà della rete, bastano quattro o cinque persone». Deaglio dice che le bianche mancanti e i voti in più di Forza Italia corrispondono: «Sono gli unici risultati sbagliati dagli exit-poll». Problema: se è vero, perché Berlusconi ha perso? La tesi del film è nella domanda che Deaglio fa a Curtis: è possibile interrompere il processo? «In ogni momento». Si torna alla notte di Palazzo Grazioli. Le pressioni su Pisanu. Il «colpo di teatro», l'arresto di Provenzano l'indomani. E l'«antropologia» dei democristiani, il loro fiuto infallibile. Gola Profonda conclude: «Quella sera il ministro ha fiutato. Ha capito subito che Berlusconi era un gatto che si agitava, ma era un gatto morto. E ha agito di conseguenza».
Comments:
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La fantasia dei "complottisti" alla Deaglio è infinita. Dopo aver tentato di farci credere che le Torri Gemelle le hanno abbattute gli stessi americani ora ci provano contro la seconda loro grande ossessione, Berlusconi. Tra un po ci diranno che hanno scoperto che a sparare a Kennedy fu Bush, il padre, vista l'età.
pazzesco!!!!! come mai non ne parla nessuno? l'avesse detto berlusconi contro la sinistra i giornali e le tv lo commenterebbero in continuazione
Adesso finalmente se ne parla.
da l'Unità del 26 novembre 2006
Broglio col bene che ti voglio
di Marco Travaglio
La notte delle elezioni ero a Telelombardia a commentare i dati che via via giungevano dal Viminale. Era in studio l’ex sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, il quale confrontava i dati con i sondaggi e gli exit poll di tutti gli istituti di rilevamento italiani e stranieri, e rilevava che tutti avevano azzeccato al dettaglio i risultati di tutti i partiti, anche i più piccoli, tranne due: l’esito di FI (sottostimato dai sondaggisti) e la percentuale delle schede bianche (sovrastimato dai sondaggisti). E chiudeva con una sola parola: “Brogli”. Poi arrivò il ds Franco Grillini, che rivelò: “Il partito sta presidiando le prefetture, abbiamo l’impressione che stia accadendo qualcosa di grave”. Da allora decine di giornalisti raccontavano a mezza voce che quella notte Pisanu e Berlusconi avevano litigato furiosamente. Per sette mesi i giornali hanno atteso senza fiatare che il Viminale si degnasse di comunicare i dati delle schede bianche: un ritardo che nemmeno nelle isole Andamane. Per sette mesi stampa e tv hanno riferito, senza muovere un sopracciglio, le accuse di Berlusconi che dava per sicuri i “brogli della sinistra”. Per sette mesi i giornali - salvo rare eccezioni - hanno finto di non accorgersi dell’uscita di un libro, “Il broglio” di Agente Italiano, pieno di riferimenti precisi sui misteri del 9-10 aprile. Ora due giornalisti, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, hanno avuto il coraggio di fare quello che in Italia non fa quasi più nessuno: un’inchiesta giornalistica. Ci hanno messo la faccia e la firma. L’hanno intitolata “Uccidete la democrazia!”. Da ieri è in tutte le edicole, in dvd, con Diario. Finora, soltanto Lucia Annunziata ed Enrico Bertolino hanno avuto il coraggio di parlarne in tv. Comunque la si pensi, è doveroso vederla e discuterne, per evitare che anche quest’inchiesta, come tante nel recente passato, scivoli via come un’opinione più o meno fondata, dunque confutabile con altre opinioni in un bel dibattito catodico. Lo scriveva l’altroieri Michele Serra su Repubblica: ci vorrebbe un Garante dei Fatti, un’Authority dell’Oggettività per farla finita con l’opinionismo che sta uccidendo il giornalismo. Se Deaglio e Cremagnani fanno domande giuste, qualcuno dovrà fornire risposte giuste. Se Deaglio e Cremagnani diffamano o calunniano qualcuno, dovranno essere condannati per calunnia o diffamazione (“Se ha ragione Pisanu, mi porterà via la casa”, ha detto Deaglio). Ma se dicono cose vere, se quelle cose sono realmente accadute, in galera non ci dovranno finire loro. Ci dovrà finire chi quelle cose le ha fatte. E, finchè non sapremo la verità, i giornali dovranno tener vivo l’argomento, pretendendo la verità. Che non è un diritto del centrosinistra (così poco interessato a sapere se è stato davvero scippato) e dei suoi elettori, ma di tutti i cittadini italiani, comunque abbiano votato. Il tema è un po’ più cruciale del velo islamico, del delitto di Cogne e della fiction di Lino Banfi. Perché, se le accuse sono vere, hanno un solo nome: colpo di Stato. Il giallo c’è tutto: le bianche (ma non le nulle) che crollano uniformemente in tutto il Paese alle politiche, per risalire prodigiosamente un mese dopo alle amministrative; il ministro dell’Interno che, anziché stare al Viminale, fa la spola con casa Berlusconi mentre il flusso dei dati s’interrompe per un lungo periodo; i sondaggi che azzeccano tutti i partiti tranne uno, il solito; l’improvviso giro di prefetti alla vigilia delle urne; il Viminale che tace per sette mesi proprio sulle schede bianche;la società informatica addetta allo scrutinio elettronico in quattro regioni, che ha come partner il figlio del ministro. E Bellachioma che, come la famosa gallina che canta per prima perché ha fatto l’uovo, tuona contro i brogli della sinistra ancor prima che le urne siano aperte, per poi proseguire dopo. Il dvd del Diario ha anche le sue debolezze. Per esempio, colloca i presunti brogli in sede di conteggio centrale, anziché (come faceva il libro di Agente Italiano) nei seggi, prima della compilazione dei verbali. Per esempio, trae la conclusione (non dimostrata) che tutti i misteri del 9-10 aprile si spiegano con un milione e mezzo di voti sottratti dalla destra alla sinistra, rischiando così di depotenziare i fatti provati: e cioè i buchi neri che finora il Viminale non ha spiegato. Si spera che, dopo il lungo sonno, i giornali terranno viva la faccenda finché tutti i dubbi non saranno cancellati. Per ora, grazie Enrico e grazie Beppe.
da l'Unità del 26 novembre 2006
Broglio col bene che ti voglio
di Marco Travaglio
La notte delle elezioni ero a Telelombardia a commentare i dati che via via giungevano dal Viminale. Era in studio l’ex sondaggista di Berlusconi, Luigi Crespi, il quale confrontava i dati con i sondaggi e gli exit poll di tutti gli istituti di rilevamento italiani e stranieri, e rilevava che tutti avevano azzeccato al dettaglio i risultati di tutti i partiti, anche i più piccoli, tranne due: l’esito di FI (sottostimato dai sondaggisti) e la percentuale delle schede bianche (sovrastimato dai sondaggisti). E chiudeva con una sola parola: “Brogli”. Poi arrivò il ds Franco Grillini, che rivelò: “Il partito sta presidiando le prefetture, abbiamo l’impressione che stia accadendo qualcosa di grave”. Da allora decine di giornalisti raccontavano a mezza voce che quella notte Pisanu e Berlusconi avevano litigato furiosamente. Per sette mesi i giornali hanno atteso senza fiatare che il Viminale si degnasse di comunicare i dati delle schede bianche: un ritardo che nemmeno nelle isole Andamane. Per sette mesi stampa e tv hanno riferito, senza muovere un sopracciglio, le accuse di Berlusconi che dava per sicuri i “brogli della sinistra”. Per sette mesi i giornali - salvo rare eccezioni - hanno finto di non accorgersi dell’uscita di un libro, “Il broglio” di Agente Italiano, pieno di riferimenti precisi sui misteri del 9-10 aprile. Ora due giornalisti, Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, hanno avuto il coraggio di fare quello che in Italia non fa quasi più nessuno: un’inchiesta giornalistica. Ci hanno messo la faccia e la firma. L’hanno intitolata “Uccidete la democrazia!”. Da ieri è in tutte le edicole, in dvd, con Diario. Finora, soltanto Lucia Annunziata ed Enrico Bertolino hanno avuto il coraggio di parlarne in tv. Comunque la si pensi, è doveroso vederla e discuterne, per evitare che anche quest’inchiesta, come tante nel recente passato, scivoli via come un’opinione più o meno fondata, dunque confutabile con altre opinioni in un bel dibattito catodico. Lo scriveva l’altroieri Michele Serra su Repubblica: ci vorrebbe un Garante dei Fatti, un’Authority dell’Oggettività per farla finita con l’opinionismo che sta uccidendo il giornalismo. Se Deaglio e Cremagnani fanno domande giuste, qualcuno dovrà fornire risposte giuste. Se Deaglio e Cremagnani diffamano o calunniano qualcuno, dovranno essere condannati per calunnia o diffamazione (“Se ha ragione Pisanu, mi porterà via la casa”, ha detto Deaglio). Ma se dicono cose vere, se quelle cose sono realmente accadute, in galera non ci dovranno finire loro. Ci dovrà finire chi quelle cose le ha fatte. E, finchè non sapremo la verità, i giornali dovranno tener vivo l’argomento, pretendendo la verità. Che non è un diritto del centrosinistra (così poco interessato a sapere se è stato davvero scippato) e dei suoi elettori, ma di tutti i cittadini italiani, comunque abbiano votato. Il tema è un po’ più cruciale del velo islamico, del delitto di Cogne e della fiction di Lino Banfi. Perché, se le accuse sono vere, hanno un solo nome: colpo di Stato. Il giallo c’è tutto: le bianche (ma non le nulle) che crollano uniformemente in tutto il Paese alle politiche, per risalire prodigiosamente un mese dopo alle amministrative; il ministro dell’Interno che, anziché stare al Viminale, fa la spola con casa Berlusconi mentre il flusso dei dati s’interrompe per un lungo periodo; i sondaggi che azzeccano tutti i partiti tranne uno, il solito; l’improvviso giro di prefetti alla vigilia delle urne; il Viminale che tace per sette mesi proprio sulle schede bianche;la società informatica addetta allo scrutinio elettronico in quattro regioni, che ha come partner il figlio del ministro. E Bellachioma che, come la famosa gallina che canta per prima perché ha fatto l’uovo, tuona contro i brogli della sinistra ancor prima che le urne siano aperte, per poi proseguire dopo. Il dvd del Diario ha anche le sue debolezze. Per esempio, colloca i presunti brogli in sede di conteggio centrale, anziché (come faceva il libro di Agente Italiano) nei seggi, prima della compilazione dei verbali. Per esempio, trae la conclusione (non dimostrata) che tutti i misteri del 9-10 aprile si spiegano con un milione e mezzo di voti sottratti dalla destra alla sinistra, rischiando così di depotenziare i fatti provati: e cioè i buchi neri che finora il Viminale non ha spiegato. Si spera che, dopo il lungo sonno, i giornali terranno viva la faccenda finché tutti i dubbi non saranno cancellati. Per ora, grazie Enrico e grazie Beppe.
Quqnte sciocchezze nel libro di Deaglio.
Le schede bianche sono allora diminuite per effetto della legge elettorale e non per brogli.
Tentè che sono rimaste basse anche nel 2008 e nel 2013 col CDX fuori dal ministero.
Infatti furono solo 485000 nel 2998 e 395000 nel 2013,quindi in linea con le sole 440000 del 2006.
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Le schede bianche sono allora diminuite per effetto della legge elettorale e non per brogli.
Tentè che sono rimaste basse anche nel 2008 e nel 2013 col CDX fuori dal ministero.
Infatti furono solo 485000 nel 2998 e 395000 nel 2013,quindi in linea con le sole 440000 del 2006.
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