lunedì, novembre 06, 2006

 

PER UNA VOLTA CHE NE FA UNA DELLE BUONE....


Marco Travaglio non sarà, come sottolineano alcuni, un mostro di simpatia, tuttavia è uno dei pochissimi giornalisti in Italia che ancora scrive in assoluta libertà e per questo è spesso "bacchettato" sia dalla destra che dalla sinistra.
Noi, ritenendolo un personaggio degno di stima, riprendiamo sempre volentieri le cose che scrive, soprattutto quando, come nell'articolo che segue, sa essere anche estremamente divertente nel prendere per i fondelli il direttore di "Libero", Vittorio Feltri, scagliatosi contro Letizia Moratti, colpevole di non aver reso omaggio ai morti di Salò: accidenti, per una volta che la sindaca ne fa una delle buone.....
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da l'Unità del 4 novembre 2006
Monsieur de Pompadour
di Marco Travaglio
A dieci anni dalla chiusura di Cuore, c’è ancora qualcuno che si domanda perché non ci sia più spazio, in Italia, per un giornale satirico. Ma, dico io, l’hanno mai letto Libero? Che cosa potrebbe inventarsi di più divertente un foglio di satira? Ieri, tanto per dirne una, il titolo a tutta prima pagina era il seguente: «Scusa, Moratti, ma sei scema?». Littorio Feltri ce l’aveva con la neosindaca di Milano perché, non contenta di voler imporre il pedaggio a chi entra in città con l’auto, ha addirittura «snobbato nelle visite ai morti quelli della Repubblica sociale di Salò». Il che, agli occhi di Feltri, è veramente intollerabile. Ora, che cos’è satira se non ribaltare la realtà per sottolinearla meglio? Feltri - anche se non lo sa - è satira pura. Ve l’immaginate il sindaco di Parigi che rende omaggio ai collaborazionisti filonazisti di Vichy, mettendoli alla pari del generale Charles De Gaulle? Ve lo vedete il sindaco di Madrid che piange sulla tomba del generalissimo Franco e dei suoi sgherri? Viene da ridere soltanto a pensarci. Invece, in Italia, la Moratti viene chiamata a discolparsi per aver ignorato i repubblichini che, oltre a sparare su suo padre partigiano, mandavano gli ebrei nei lager e sognavano per l’Italia un radioso futuro al passo dell’oca. E questa è solo la prima pagina di Libero. Avventurandosi oltre, ci si imbatte nella tradizionale rubrica di Carlo Taormina da Cogne, che è sempre un bel leggere. E, new entry dell’ultim’ora, in quella di Pietro Lunardi, strepitosamente intitolata «Alta Velocità». L’ex ministro Gruviera deplora i ritardi nelle grandi opere, «da addebitare solo all’ostruzionismo dei Verdi». E se lo dice l’uomo che doveva raddoppiare la Grande Muraglia cinese e la piramide di Cheope mentre in cinque anni non è riuscito a ultimare neppure un canile per chiuaua, c’è da crederci. Negli Spettacoli, un’intera pagina è dedicata allo straziante appello di Cristiano Malgioglio a Silvio Berlusconi: «Ti prego, riportami in tv». Il noto intellettuale con la cresta gialla ha addirittura composto una canzone, «Caro Silvio», con testi da pelle d’oca («Lei potente/ io un niente/ eroe di mamma mia solamente/ cosa fare/ dove andare/ per essere una star da sognare?»), endecasillabi sciolti («Caro Berlusconi/ vorrei una soluzione/ che sia quella finale/ che mi dia una svolta./ Caro Berlusconi/ se solo mi notasse/ sarei il più bel nome/ internazionale…») e rime baciate («Finti divi, spazzatura/ e io mi faccio suora/… Caro Berlusconi/ che popola i miei sogni/ mi spinga giù dal letto/ o dal parapetto./ Mi conceda un’occhiata/ di sfuggita, di traverso/ ma non gelata»). Nello Sport chiude in bellezza «Caro Luciano», nel senso di Moggi che risponde alle lettere dei fans bianconeri, sempre più grati all’uomo che, dopo oltre un secolo di storia, è riuscito nell’impresa di a mandare la Juventus in serie B. E tutto questo è niente, se si pensa che fino a un mese fa la prima pagina di Libero era impreziosita dagli scoop della joint venture Renato Farina-Pio Pompa. Poi purtroppo calò la mannaia dell’Ordine dei Giornalisti, che ha «punito» l’agente Betulla sospendendolo per 12 mesi dalla professione (solo quella di giornalista, non quella di spia, che può continuare in incognito). Ora la Procura generale di Milano ha impugnato la delibera, chiedendo la radiazione di Farina: in effetti,se prendere soldi dal Sismi, pubblicare bufale su ordinazione, spiare colleghi e pedinare magistrati è roba da semplice sospensione, che deve fare chi vuole a tutti i costi farsi espellere? Intanto, su proposta di due consiglieri forzisti, il Comune di Milano sta lavorando alla pena accessoria: insignire Farina dell’Ambrogino d’Oro, l’alta onorificenza riservata alle personalità che han fatto grande il nome della città. Due anni fa alcuni temerari proposero Francesco Saverio Borrelli, ma poi si scoprì che è incensurato e fu subito scartato. Farina Doppio Zero invece, come sottolinea lo stesso Feltri, è il candidato ideale. Resta da capire che ne direbbe, se potesse, sant’Ambrogio. Ecco, forse è meglio scherzare coi fanti e lasciar stare i santi. Cioè cambiar nome all’Ambrogino. Intitolandolo a Farina diventerebbe il Betullino d’Oro. Intitolandolo a Pollari, il Pollarino d’Oro. Ma, volendo essere filologici, bisognerebbe proprio intitolarlo a Pompa: così, per assegnarlo a Farina, non occorrerebbe neppure la motivazione. Più che un premio, sarebbe un diritto acquisito.

Comments:
Credo che la Moratti abbia commesso una topica clamorosa: non si discriminano i morti, soprattutto i giovanissimi di Salò che caddero per un ideale in cui credevano. Dopo oltre 60 anni non si dovrebbe continuare a seminare odio, anche perchè la verità storica dimostra, vedi Pansa, che gli assassini non stavano da una parte sola.
 
solo i fascisti e i pennivendoli come pansa possono pensare che gli aguzzini siano uguali sul piano civile e morale alle loro vittime.w la resistenza, morte ai nazi-fascisti
 
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