venerdì, gennaio 05, 2007

 

DESTRA E SINISTRA


Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...
Io direi che il culatello è di destra

la mortadella è di sinistra,
quasi sempre il mal di testa è di destra
la colite invece è di sinistra.

(Destra-Sinistra di Gaber-Luporini -1994)

Negli ultimi mesi abbiamo udito sempre più spesso una frase, molto ricorrente in periodi elettorali o di crisi politica o di approvazione della legge finanziaria: "Io non vado più a votare tanto sono tutti uguali. Destra o sinistra, è tutto un mangia-mangia. Che cosa cambia?" L'affermazione è qualunquistica e come tale l'abbiamo sempre considerata e allontanata da noi, anche se, lo dobbiamo confessare, ultimamente l'idea potrebbe sfiorare anche noi, ma alla luce comunque di ben motivate e specifiche ragioni.
In realtà, andando poi a scavare e a cercare di capire quali ne siano le motivazioni, ci si rende conto che dietro questo "disgusto per la politica e per il voto" si nascondono sempre persone prive di retroterra culturale, egoiste ed antidemocratiche, che tendono a farsi gli affari propri e che vogliono, di fatto, con questo atteggiamento para-agnostico, porsi al di fuori dello Stato per non pagare dazio (generalmente, le tasse).
Allora viene voglia di chiedersi che cosa significhi essere, oggi, in Italia, di destra o di sinistra e se tale domanda abbia ancora un senso. Premesso che nel nostro Paese il "pericolo comunista" non esiste (nè è mai esistito, sempre che di pericolo si trattasse veramente) e che è una grossa panzana berlusconiana alla quale credono solo i gonzi, ci rendiamo conto che, al di là dell'analisi storica, è poi difficile riempire di contenuti queste due parole. Sentiamo però fortemente, di fronte all'avanzante (dilagante straripante qualunquistica) superficialità e conformismo della cosiddetta globalizzazione in tutti i settori della vita civile, che ci si deve opporre a questo stato di cose e che è necessario individuare un'area politico-sociale "schierata" che ritiene di essere, comunque, ancora di sinistra, a prescindere dall'appartenenza partitica. Cominciamo allora col dire che quelli che affermano di non essere nè di destra nè di sinistra gravitano, volenti o nolenti, attorno alla destra; che chi tollera l'ingiustizia e l'iniquità sociale senza dire nè fare nulla è di destra; che quelli che vogliono dialogare a tutti i costi con i delinquenti politici non sono di sinistra; che quelli che tacciono di fronte all'imperialismo, al neo-colonalismo commerciale, al razzismo, alla mafia, sono di destra; che quelli che si dichiarano centristi, ma avallano continuamente la politica della destra, sono di destra etc. etc.
Potremmo continuare, ma ci preme porre un altro importante quesito: che cosa sta facendo il centrosinistra per arginare questo dilagante qualunquismo di destra ed opporvisi? Finora, poco, o nulla. In un'Italia dove quasi tutti sono quasi tutto ed il suo contrario, ogni cosa è diventata possibile. L'identificazione è diventata difficile, se non impossibile. Tira un'aria di "buonismo", di tolleranza verso i più forti, i più potenti, i più ricchi, che non si possono toccare anche se sono ampiamente inquisiti dalla giustizia. Per non parlare dell'ossequio continuo verso la chiesa cattolica che è (è sempre stata) pesantemente ingerente nella politica nazionale. Va di moda il dialogo a tutti i costi. Parlare della Resistenza in pubblico è diventato stucchevole e noioso. La Costituzione italiana è divenuta un opuscolo teorico che serve ormai solamente a giustificare la presenza di un uomo politico al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica è costretto, più o meno, a non andare oltre affermazioni generiche, nobilissime, ma astratte.
Sulla base di queste considerazioni ci rendiamo conto che molti, sedicenti di sinistra, potrebbero essere tranquillamente di destra e che, probabilmente, molti di quelli che hanno votato per Prodi sono in realtà di destra.
Arriviamo così alla domanda cruciale: c'è bisogno di essere di destra o di sinistra? Sì, c'è bisogno.
Quando eravamo giovani ed ingenui (puri) pensavamo che, se tutti fossimo stati "onesti" non ci sarebbe stato bisogno di essere dall'una o dall'altra parte. Oggi invece è diventato indispensabile.
Una sinistra sedicente tale deve andare avanti con coraggio sulla strada delle proprie distintive scelte e delle proprie peculiarità, senza paura delle contrapposizioni chiare, contro le mediazioni ambigue e compromettenti. Meglio lo scontro frontale, ma chiarificatore, col rischio eventuale di finire poi all'opposizione, ma tenendo fede ai propri principi.

Comments:
Ciò che dite posso condividerlo: tuttavia siamo nel mondo dei sogni e dell'utopia. Scrivete che "Una sinistra sedicente tale deve andare avanti con coraggio sulla strada delle proprie distintive scelte e delle proprie peculiarità, senza paura delle contrapposizioni chiare, contro le mediazioni ambigue e compromettenti. Meglio lo scontro frontale, ma chiarificatore, col rischio eventuale di finire poi all'opposizione, ma tenendo fede ai propri principi."
Ma come è possibile portare avanti le proprie idee se esse sono una sintesi di posizioni diversissime che vanno da Fassino a Pannella, da Bertinotti a Dini, da Di pietro a Mastella? A quale scontro si può arrivare con la destra se la destra è già dentro la coalizione di centro-sinistra? Ci spaccheremmo prima e torneremmo ad essere 10/20 partiti e partitini che vanno avanti in ordine sparso, senza più alcuna possibilità di tornare a governare questo paese, lasciando ai farabutti campo libero. Allora che fare? Come ricostituire un blocco unico sotto l'etichetta della sinistra? Un'area politico-sociale "schierata" sui valori che voi (ed io con voi) sostenete esiste sicuramente nel paese: ciò che non esiste e non esisterà mai più, sarà una sua rappresentanza a livello politico-partitico disponibile a sacrificare il potere per la coerenza delle idee e dei valori.
 
credo che alla fine di ogni ragionamento la vera domanda sia: vogliamo governare e fare quel minimo che è possibile ossia quello che forze così diverse possono trovare come denominatore comune, rinunciando ciascuno a qualcosa? oppure, essendo intransigenti, ognuno mantenendo le proprie posizioni, consegnare definitivamente il paese alla destra che il collante del potere lo trova sempre? forse è meglio accontentarsi del poco che avere il nulla.
 
Prima di tutto ci scusiamo per il ritardo con cui rispondiamo dovuto a problemi di computer e di rete.
Abbiamo letto i vostri interessanti commenti critici ma non possiamo che riconfermare le nostre posizioni e cioè:
- Con 32 partiti esistenti, in Italia il bipolarismo non è possibile; per un bipolarismo reale occorrono non più di 3 o 4 partiti, come avviene nel resto d'Europa.
- Rinunciare ai propri (utopistici?) principi e valori solo per governare, significa scendere continuamente a patti con tutti e creare confusione e mancanza d'identità. Tutti diventano tutto e il contrario di tutto. Non ci sta bene. Meglio un'opposizione, chiara e motivata, senza abiure e senza mal di pancia. Senza tradimenti.
- Una rappresentanza a livello politico-partitico (anche se non ci piacciono i partiti) è purtroppo indispensabile e da essa non si può prescindere per governare un Paese: non siamo d'accordo che essa debba sacrificare la coerenza delle proprie idee e dei propri valori.
- "Meglio accontentarsi del poco che avere il nulla" non ci sta bene se questo è il frutto di compromessi continui e di rinunce ideali.
Detto ciò molto sinteticamente, sappiamo di essere degli ingenui, degli illusi e dei vetero-tutto, ma non ci dispiace perchè siamo anche stufi dei traditori della morale e della legge e dei transfughi per soldi. Siamo, una volta tanto, dalla parte di noi stessi, consapevoli che l'Italia è un Paese sostanzialmente di destra e che tenere continuamente la mano al "nemico" rafforza solo il nemico, ma non la sinistra.
 
Cari compagni non mi avete convinto. Da quello che scrivete si ricava un solo futuro scenario: non essendo possibile un bipolarismo ed essendo meglio, secondo voi, non fare compromessi, la conseguenza logica ed inevitabile è destra al governo (collante del potere e delle poltrone), sinistra all’opposizione con 10/15 partiti che lottano prima fra loro, poi con il governo, senza contare una mazza. Questo per secula seculorum, senza prospettive: roba da suicidio! Intanto i berlusca di turno porteranno il paese allo sfacelo, ci sputtaneranno sul piano internazionale, saranno sudditi degli americani, faranno le leggi per se stessi e per i loro servi, colluderanno con la mafia, fino a costruire un sistema di potere, economico e sociale, tale da non poter essere più sradicato neanche se tutti gli “onesti” si metteranno insieme. Allora continuo a dire che, in un mondo imperfetto, è meglio il poco del nulla: in ogni caso, ognuno è libero di darsi le bastonate nei coglioni per far dispetto alla moglie!
 
Caro rossodisera, che dire ancora? Ognuno rimanga sulle proprie posizioni! Ma vogliamo sottolineare che perfino un personaggio come Mussi (ds, Ministro Ricerca e Università), di cui non siamo particolarmente supporters, in una intervista di oggi al Manifesto comincia a pensare che occorra talvolta, almeno su alcuni valori fondamentali e di principio, essere intransigenti. Ti citiamo alcuni passi significativi.
D: Non sarà una sfida ma per ottenere qualcosa sull'università lei ha dovuto minacciare le dimissioni. Fassino, allora, era tra i riformisti o tra i radicali?
R: Sono mesi che Fassino e il mio partito dicono che università e ricerca sono una priorità, poi nella finanziaria non è andata esattamente così. Lunedì sera nell'incontro con i ministri dei Ds ho detto che il primo partito dell'Unione non si può preoccupare solo della coalizione, ma deve esercitare pienamente la sua funzione. Se vuole una cosa perché ci crede veramente quella cosa deve ottenerla.
D: Cioè lei dice che i Ds non tirano a sinistra?
R: Dovrebbe farlo e non lo fanno. Dovrebbero avere una funzione di proposta e riuscire a mettere sulle proposta una forza politica.
D: Altra sfida evidente, al punto che si mette in discussione il programma, è quella sui diritti delle coppie di fatto.
R: Che sui temi etici sia necessario un compromesso ci può stare. Ma il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto non è materia eticamente sensibile. Appartiene alla sfera dei diritti delle persone che hanno diritto di scegliere stile di vita e comportamento sessuale che vogliono. Per cui nessun compromesso, si dovrà applicare il programma.
 
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