venerdì, gennaio 26, 2007

 

LA VIA GIUDIZIARIA


In questo paese senza controllo morale, senza alcun senso civico, senza il benché minimo rispetto della cosa comune, senza solidarietà, senza pietà e pietas, senza valori (tranne quelli con il cartellino del prezzo), senza nulla di nulla, ebbene, in questo paese allo sbando, pare che l'unica forza che "tenga" sia la magistratura. Ad essa, o quantomeno alla sua parte più sana, abbiamo ormai delegato ogni forma di lotta: all'ingiustizia, all'arroganza del potere, alla prevaricazione del forte sul debole, agli abusi delle "forze dell'ordine", alla mafia, ai concorsi truccati, agli appalti pubblici venduti e via elencando. L'assoluta incapacità di auto-emendarsi di questa società, delle sue rappresentanze istituzionali, dei partiti ai quali avevamo (fiduciosamente) affidato il compito di rappresentarci, ha portato a far sì che quella magistratura, da sempre considerata "cane da guardia" del potere, sembri rimasta ora l'ultimo baluardo contro tutto ciò che di marcio, quotidianamente, ci viene riversato addosso. Ci rendiamo perfettamente conto, nel momento in cui facciamo queste affermazioni, del limite intrinseco delle stesse, sia perchè nessuno potrà convincere fino in fondo degli ex-sessantottini (quali noi siamo) che i "cattivi", tante volte sullo scranno a giudicarci (e condannarci), siano improvvisamente divenuti nostri paladini, sia perchè non riusciamo a concepire, per formazione culturale e politica, una "via giudiziaria al socialismo"o, più semplicemente, una giustizia che si pone, unico soggetto, come arbitro delle sorti di un paese. Eppure, come rilevavamo in precedenza, di fronte all'ignavia delle rappresentanze istituzionali preposte, la magistratura va ad occupare questi spazi vuoti e riesce a dare risposte ad esigenze che, diversamente, non troverebbero neppure rappresentanza.
Vogliamo portare a supporto di questa affermazione il processo a dirigenti, funzionari, agenti di polizia che si tenta (faticosamente) di celebrare a Genova: i fatti accaduti nel 2001 al G8 sono tra i più vergognosi che la storia recente del nostro paese annovera. E la vergogna non sta, come qualcuno vorrebbe far credere, nei comportamenti dei dimostranti no-global, bensì nel vero e proprio massacro perpetrato dalle "forze dell'ordine" nei confronti di pacifici studenti, giornalisti (e varia umanità) che sostavano tranquillamente all'interno della scuola Diaz; per giustificare l'irruzione la polizia costruì prove false, mettendo due bottiglie molotov all'interno della scuola, come ha confessato uno degli agenti. Bene, ora le due bottiglie sono scomparse, "smarrite" o "casualmente distrutte", come ha dichiarato il questore. L'on. Alfredo Biondi di F.I. (uno dei difensori dei poliziotti) ha subito chiesto di non procedere con il processo, in mancanza del corpo del reato, ma il Presidente della Corte, Barone, ha rigettato l'istanza. Riportiamo dal "Corriere della Sera": "Barone ha stigmatizzato duramente il comportamento della Questura: dapprima sottolineando come sia impossibile perdere o distruggere corpi di reato di tale valenza se non per dolo o negligenza e non ha escluso di prendere provvedimenti diretti contro chi le aveva in custodia. Ancora più duro il Pm Zucca che ha chiesto di aprire un procedimento contro gli eventuali responsabili e ha sottolineato come nel periodo in cui, secondo la risposta del questore, sarebbero state distrutte le due molotov, presso la questura di Genova lavorasse ancora uno degli imputati: il vice della Digos Spartaco Mortola".
Ci chiediamo: perchè da cinque anni il "Comitato Verità e Giustizia per Genova" chiede, inascoltato, una Commissione d'inchiesta parlamentare? Perchè questo nuovo governo non la costituisce? Perchè (ed è la domanda che ci riporta alle considerazioni iniziali) siamo costretti solo a sperare che esista una "via giudiziaria" che spali tutta la merda che ci viene buttata addosso?

Comments:
La commissione d'inchiesta mi sa che salterà anche con questo governo "amico". Ci sono troppi personaggi coinvolti nelle giornate cilene là in mezzo. Del resto, si vede la volontà di istituire questa commissione: è pari a zero!
 
Purtroppo pensiamo tu abbia perfettamente ragione. Anche il tuo riferimento al "clima cileno" di quelle giornate è quanto mai realistico: questa è una delle tante ragioni che avrebbe dovuto indurre il governo "amico" a considerare fra le sue priorità il ristabilimento ( almeno parziale) delle molte legalità frantumate da Berlusconi e c. Cancellare immediatamente le leggi ad personam è il minimo si possa fare per ridare un barlume di speranza a chi non vuole un'altra Genova. Resta il problema di fondo (che abbiamo già avuto modo di sottolineare): anche l'Italia, come il Cile di Pinochet, è un paese a sovranità limitata, un protettorato statunitense nel quale si può fare la guerra di nascosto (vedi Ustica), rapire gli avversari politici (vedi Abu Omar), uccidere persone innocenti (vedi funivia del Cermis), restando del tutto impuniti.
 
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