mercoledì, gennaio 24, 2007

 

LAICISMO E CONFESSIONALISMO


Il vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli così recita:
Laico: aggettivo che significa “che si ispira ai principi del laicismo”.
Laicismo: “Atteggiamento ideologico di chi sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell’azione politica dei cittadini dall’autorità ecclesiastica”.
Stato laicista: “Che non riconosce e tutela alcuna religione mantenendosi in una posizione areligiosa…indipendente dall’autorità ecclesiastica”.
Confessionalismo: “Rigida adesione ideologica alle dottrine e alle norme di una confessione religiosa”.
Stato confessionale: “Che professa una religione riconoscendola nella sua costituzione”.
La Costituzione italiana esplicita il laicismo dello Stato Italiano. Allora bisogna mettersi d’accordo: o lo Zingarelli e la Costituzione “sbagliano”, nel senso che danno un’interpretazione errata e non realistica della laicità dello stato, oppure sbaglia la chiesa cattolica ad ingerirsi continuamente e pesantemente nella vita politica della nostra nazione e sbagliano ancor di più quei politici (e sono tanti) che consentono questa intollerabile ingerenza. Non passa giorno, infatti, che, dovunque ci si giri (radio, televisione, giornali), non si incappi in un esponente (più o meno eminente) della chiesa cattolica che, mentre da una parte afferma che i fedeli non devono fare politica, dall’altra influenza quanto più possibile le “coscienze” (e le politiche) del popolo italiano, tanto che quotidianamente, da tutti i “media”, pretende di far fare, a modo proprio, le leggi dello Stato Italiano, dai PACS alla fecondazione artificiale all’utilizzazione delle cellule staminali all’eutanasia alla procreazione assistita e così via (con il bel risultato che chi vuol difendere le proprie scelte laiche se ne va all’estero). Tanto che, anche per un laico, diventa difficile portare il rispetto (dovuto) alla religione cattolica (come a tutte le altre): una religione che, fin dalla nascita, pretende (molto poco caritatevolmente) di “guidare” la vita dei cittadini, fino alla morte che, più è “ricca” di sofferenza, meglio è. Non siamo forse nati (per soffrire) nel dolore?
E cosa pensare di un Dio che fa della sofferenza umana un valore, in attesa di un premio in un aldilà alquanto improbabile nel quale vuole fare andare anche coloro che non ci credono?

Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?