lunedì, settembre 04, 2006
PENSIERO PER UN'AMICA
Cultivo una rosa blanca,
En julio como en enero,
En julio como en enero,
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca.
Y para el cruel que me arranca
El corazon con que vivo,
Cardo ni ortiga cultivo,
Cultivo una rosa blanca
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Jose Marti(Cuba, 1853-1895)
Jose Marti(Cuba, 1853-1895)
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Poco più di un anno fa Mirca, una cara amica e compagna (termine desueto quanto "pregiato", da riservare a pochi), ci lasciava all'improvviso: lasciava la mamma, il marito, due figli e tutti gli amici e colleghi che la stimavano. In questi frangenti dolorosi, i credenti ricavano grande consolazione dalla fede: in primo luogo perchè la preghiera li aiuta a superare i momenti più acuti della disperazione, in secondo luogo, e principalmente, perchè la certezza di un'altra vita, eterna e ultraterrena, apre il cuore alla speranza. Così si continua a vivere (o sopravvivere) immaginando di potersi rincontrare, di riabbracciarsi, di rivedersi, in una sorta di prolungamento, senza spazio e senza tempo, degli affetti e dei ricordi.
Noi che credenti non siamo e che, da tempo, abbiamo perso qualsivoglia certezza (terrena e ultraterrena), sentiamo di essere "svantaggiati" di fronte alla morte di una persona cara, potendo contare soltanto sulle nostre forze, fisiche e psichiche, che, proprio in queste occasioni luttuose, subiscono però un drastico ridimensionamento.
A noi atei, volutamente legati a questo mondo e a questo tempo, resta lo straordinario conforto del ricordo e della memoria, che non devono essere tenuti dentro di noi ma condivisi con ricordo e memoria che anche altri conservano: in questo modo rivive e sentiamo ancora immanente la presenza di chi ci ha lasciato.
E' un'operazione che, pensando a Mirca, riesce agevole a chi l'ha conosciuta. Perchè Mirca era una persona speciale, dotata di un'intelligenza e di una sensibilità fuori dal comune e che aveva avuto in dote un dono grandissimo: la straordinaria facilità di esprimersi attraverso la scrittura. Leggendo i suoi elaborati capivi che le parole scendevano direttamente, fluide e raffinate, dal cervello e dal cuore e finivano il loro percorso, naturale traguardo, sulla carta.
Legatissima alla famiglia, ha lasciato nei suoi libri un pensiero e una frase per tutti, piccole e grandi dediche che testimoniano un percorso di anni di affetto. Al padre Luciano, comunista, dirigente sindacale, amministratore, scomparso nel 1997, ha dedicato un intero libro, raccogliendo e assemblando con amore e pazienza gli scritti e gli appunti di una vita.
Ricorderemo sempre Mirca e terremo viva la sua immagine, non con iniziative straordinarie o eccezionali, ma parlando di lei nella quotidianità, fra noi vecchi amici, con il sorriso sulle labbra, come si conviene quando si ripercorrono, nella memoria, avvenimenti piacevoli.
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"Il percorso che ho compiuto mi ha, in qualche modo, restituito Luciano nella sua pienezza di padre e di uomo pubblico, aiutandomi a sopportare quella sofferenza che sento così acuta e insopportabile quando penso a lui e alla sua espressione serena. Atteggiamento che non ha mai perso per un istante, neppure durante l'ultimo ricovero in ospedale, quando l'immenso affetto reciproco che, per qualche tacito accordo, avevamo stabilito di mantenere sui binari dei ragionamenti, delle discussioni pacate, delle idee culturali e della politica, si è sciolto lentamente per lasciare posto a gesti di tenerezza, a silenzi affettuosi, a sorrisi ricchi di dolcezza, a parole tenere come viole umide di pioggia."
Da "Luciano Modoni - Il sentimento del tempo" di Mirca Modoni Georgiou
Società Editrice "Il Ponte Vecchio"
venerdì, settembre 01, 2006
L'ONOREVOLE PEPPINO
In un nostro precedente post ci siamo chiesti, con una certa angoscia, che cosa diavolo stiano ad aspettare i nostri governanti (che abbiamo votato con un preciso mandato) per mettere mano a quelle priorità che ci appaiono fondamentali per restituire un minimo di legalità e di decenza morale al nostro disastrato paese. Fra le priorità abbiamo indicato anche il varo di una legge che risolva il famigerato "conflitto di interessi", pur rendendoci conto che, in alcuni settori della maggioranza, sembra prevalere un forte desiderio di "dialogo" (leggasi inciucio) con l'opposizione berlusconiana. Purtroppo, il nostro pessimismo trova una (inequivocabile) conferma in una intervista dell'On. Giuseppe Caldarola, diessino e dalemiano doc, nonchè ex direttore dell'Unità. Il nostro On. Peppino già in passato ha dato ampia dimostrazione delle sue capacità e del suo illuminato pensiero politico, contribuendo, in modo decisivo, a ridurre la gloriosa Unità ai minimi termini; non soddisfatto di ciò, ha pensato bene di prendersela con la stessa Unità (fortunatamente non più nelle sue mani) per aver assunto tra i propri collaboratori Marco Travaglio, colpevole di dire ciò che più nessuno dice. Ma il capolavoro di questo stratega "de noantri" è stato, senza dubbio, l'essersi pronunciato a favore della proposta, avanzata dalla CdL dopo le elezioni, di nominare Berlusconi senatore a vita. Merita di essere riportato qui ciò che dichiarò, in quella circostanza, in un'intervista: "E' una proposta che attrae, politicamente attrae. E direi che, valutata così, è chiaro che potrebbe sancire un primo, importante passo verso un più generale clima di pacificazione nei rapporti tra i due schieramenti" E di fronte alla flebile obiezione del giornalista: "Silvio Berlusconi senatore a vita. Ma con quale spiegazione, ai cittadini italiani.....", così il nostro rispondeva: "Ci può stare. E' pur sempre il fondatore della nuova destra italiana, o no ?".
Ma torniamo all'intervista apparsa venerdì 1 settembre sul Quotidiano Nazionale, che, come sottolineavamo in precedenza, ha alimentato in noi il più cupo pessimismo sulla reale volontà di procedere alle riforme prioritarie e ineludibili. E' sufficiente riportare qualche passaggio a caso per far sì che ci si renda conto che "se tutto va bene, siamo rovinati".
Dunque: "Ma la riforma del conflitto di interessi è necessaria o no ?". "Non è certamente tra le urgenze del momento. Le priorità, oggi, sono due: la Finanziaria e la missione ONU in Libano".
"Una cosa non esclude l'altra." "Solo in apparenza: in realtà, sulla Finanziaria e ancor più sul Libano la maggioranza ha bisogno di creare un largo consenso parlamentare, per non dire la quasi unanimità". "Insomma, occorrono i voti della CdL....". "Esatto, e se continuiamo ad agitare lo spauracchio del conflitto di interessi, pergiunta dando l'idea di perseguire intenti punitivi, quei voti rischiamo di perderli". "A proposito di intenti punitivi, Di Pietro auspica l'ineleggibilità di Berlusconi". "Sarebbe una follia. Si poteva farlo prima della sua scesa in campo, ma ormai è tardi: il tema della permanenza di Silvio Berlusconi nell'agone politico riguarda ormai solo lui e i suoi elettori". Ancora: "Teme che senza il consenso della CdL qualsiasi riforma verrebbe descritta come punitiva ?". "Esatto, e non converrebbe a nessuno. Anche perchè se l'opposizione facesse le barricate, al Senato rischieremmo di non avere i numeri necessari a far passare la legge". "I girotondini già gridano all'inciucio". "Niente di nuovo sotto il sole. E' gente convinta che nel 2001 abbiamo perso le elezioni a causa della mancata approvazione della legge sul conflitto di interessi".
L'intervista prosegue con altri illuminati (e illuminanti) pensieri: ve li risparmiamo perchè, in fondo, siamo, forse, meno buoni di Abele, ma, sicuramente, non più cattivi di Caino.
Che dire ? Consoliamoci (e consolatevi) pensando che la legge (truffa) elettorale almeno un pregio l'ha avuto: non consentendoci di esprimere preferenze sui nomi in lista, ha impedito che, per un tragico errore o per un folle e imprevedibile raptus, la nostra mano vergasse un irreparabile "Caldarola" sulla scheda.
I BUONI E I CATTIVI (a proposito di Caino e Abele)
La grande tentazione della storiografia da salotto (vedi Gervaso, Montanelli etc.. etc..), nonchè delle chiacchere da bar e da ombrellone estivo, è quella di dividere, molto sommariamente, il mondo in buoni e cattivi, senza cercare una benchè minima analisi critica o la benchè minima conoscenza e approfondimento dei fatti e di tutto ciò che accade nel mondo. I soliti discorsi, triti e ritriti, sentiti e risentiti: il giusto e l'ingiusto, il bianco e il nero (e quando poi si tratta della Juve...!!).La stragrande maggioranza dei commentatori ufficiali, che si esprimono (e imperversano pontificando) attraverso i media, non sfuggono a quella che è ormai diventata una regola: vietato ricercare, non dico la verità (parola grossa), ma per lo meno l'equidistanza critica. Di tutto questo ci siamo ampiamente stancati, con riferimento, in particolare, alla situazione libanese/israeliana di questi giorni.La destabilizzazione politica in quell'area geografica è iniziata nel 1947, allorchè una risoluzione dell'ONU sottrasse una parte di territorio ai palestinesi per creare lo Stato di Israele che, da allora in poi, è sempre stato sostenuto dagli Stati Uniti, sia finanziariamente che militarmente, per scopi economico-politici nello scacchiere medio-orientale. Il vortice della violenza che da allora insanguina quella disastrata zona, e che non tende a placarsi, è stato innescato dai convergenti interessi israeliani e statunitensi.La violenza genera sempre violenza e non siamo certamente noi i primi a dirlo: è dimostrato dalla storia, se solo la si va ad analizzare. I razzi degli Hezbollah sono cattivi e le bombe degli israeliani sono buone ? I bambini trucidati, le vittime civili (da entrambe le parti) sono forse diverse ? La pace in quella zona passa solamente attraverso il ritiro degli interessi USA, il riconoscimento reciproco dei due Stati (israeliano e palestinese), la restituzione senza condizioni, da parte di Israele, dei territori indebitamente occupati con la violenza nel corso dei decenni.Utopia ? Massimalismo ? Ingenuità ? Sì ? Allora noi siamo utopisti, massimalisti ed ingenui.