mercoledì, gennaio 31, 2007
PICCOLI CARDINALI CRESCONO
Così, caro Presidente della Repubblica, dopo tutte le attenzioni che Lei ha riservato da Madrid alle posizioni della Chiesa sui Pacs e il massimo grado di carinerie espresso verso il Vaticano, un giovane cardinale, mons. Giuseppe Betori, segretario della Cei, la prende (ci scusi per l'espressione) a "pesci in faccia". La legge sulle coppie di fatto, dice Betori, è "superflua...gli stessi favori previsti per la famiglia non possono essere trasferiti ad altro soggetto... un cattolico non può arrivare a un riconoscimento della coppia". Continua poi, riferendosi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, che ciò significa la perdita di "ogni rilevanza alla mascolinità e alla femminilità della persona umana". Prosegue ancora, in tono velatamente (?) minaccioso, sottolineando che, di fronte a una legge (approvata dal Parlamento libero e sovrano di uno Stato estero!! n.d.r.) la Cei non rimarrà inerte. Farà certamente "diga" con il mondo cattolico. Ma, tiene a precisare mons. Betori, "la diga si può fare in tanti modi. Un eventuale referendum è solo uno dei tanti modi di resistenza a una legge che non fosse condivisa".
Caro Presidente, ci perdoni, non intendiamo certo dare lezioni a Lei, ma vorremmo solo ricordarle che "chi si fa agnello, il lupo se lo mangia". O, data la sua origine, commentando alla "napoletana", ci verrebbe proprio da dire che siamo finiti "cornuti e mazziati" (absit iniuria verbis).
martedì, gennaio 30, 2007
SONO SODDISFAZIONI...
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dalla trasferta in terra di Spagna, ci fa pervenire (non a noi personalmente...) una dichiarazione sulla vexata quaestio dei Pacs: "Ci sono sensibilità diverse e c'è sicuramente anche una componente di storica ispirazione cattolica, sul piano politico, all'interno della maggioranza di centrosinistra. Non ho dubbi che si potrà trovare una sintesi nel dialogo. Dialogo anche con la Chiesa cattolica, tenendo conto delle preoccupazioni espresse dal Pontefice e dalle alte gerarchie ecclesiastiche".
Dato che il cardinale Ruini (a nome e per conto della Cei) e tanti altri illustri prelati lanciano, quotidianamente, anatemi contro chi si permette anche solo di ricordare che il suolo italiano non appartiene (ancora) allo Stato del Vaticano, è consolante sentire che il nostro Presidente della Repubblica ha molto a cuore "le preoccupazioni del Pontefice e delle alte gerarchie ecclesiastiche". Abbiamo dovuto aspettare sessant'anni per avere un Presidente comunista, ma ne valeva la pena: sentito come gliele canta a 'sti preti? Sono soddisfazioni...
venerdì, gennaio 26, 2007
LA VIA GIUDIZIARIA
In questo paese senza controllo morale, senza alcun senso civico, senza il benché minimo rispetto della cosa comune, senza solidarietà, senza pietà e pietas, senza valori (tranne quelli con il cartellino del prezzo), senza nulla di nulla, ebbene, in questo paese allo sbando, pare che l'unica forza che "tenga" sia la magistratura. Ad essa, o quantomeno alla sua parte più sana, abbiamo ormai delegato ogni forma di lotta: all'ingiustizia, all'arroganza del potere, alla prevaricazione del forte sul debole, agli abusi delle "forze dell'ordine", alla mafia, ai concorsi truccati, agli appalti pubblici venduti e via elencando. L'assoluta incapacità di auto-emendarsi di questa società, delle sue rappresentanze istituzionali, dei partiti ai quali avevamo (fiduciosamente) affidato il compito di rappresentarci, ha portato a far sì che quella magistratura, da sempre considerata "cane da guardia" del potere, sembri rimasta ora l'ultimo baluardo contro tutto ciò che di marcio, quotidianamente, ci viene riversato addosso. Ci rendiamo perfettamente conto, nel momento in cui facciamo queste affermazioni, del limite intrinseco delle stesse, sia perchè nessuno potrà convincere fino in fondo degli ex-sessantottini (quali noi siamo) che i "cattivi", tante volte sullo scranno a giudicarci (e condannarci), siano improvvisamente divenuti nostri paladini, sia perchè non riusciamo a concepire, per formazione culturale e politica, una "via giudiziaria al socialismo"o, più semplicemente, una giustizia che si pone, unico soggetto, come arbitro delle sorti di un paese. Eppure, come rilevavamo in precedenza, di fronte all'ignavia delle rappresentanze istituzionali preposte, la magistratura va ad occupare questi spazi vuoti e riesce a dare risposte ad esigenze che, diversamente, non troverebbero neppure rappresentanza.
Vogliamo portare a supporto di questa affermazione il processo a dirigenti, funzionari, agenti di polizia che si tenta (faticosamente) di celebrare a Genova: i fatti accaduti nel 2001 al G8 sono tra i più vergognosi che la storia recente del nostro paese annovera. E la vergogna non sta, come qualcuno vorrebbe far credere, nei comportamenti dei dimostranti no-global, bensì nel vero e proprio massacro perpetrato dalle "forze dell'ordine" nei confronti di pacifici studenti, giornalisti (e varia umanità) che sostavano tranquillamente all'interno della scuola Diaz; per giustificare l'irruzione la polizia costruì prove false, mettendo due bottiglie molotov all'interno della scuola, come ha confessato uno degli agenti. Bene, ora le due bottiglie sono scomparse, "smarrite" o "casualmente distrutte", come ha dichiarato il questore. L'on. Alfredo Biondi di F.I. (uno dei difensori dei poliziotti) ha subito chiesto di non procedere con il processo, in mancanza del corpo del reato, ma il Presidente della Corte, Barone, ha rigettato l'istanza. Riportiamo dal "Corriere della Sera": "Barone ha stigmatizzato duramente il comportamento della Questura: dapprima sottolineando come sia impossibile perdere o distruggere corpi di reato di tale valenza se non per dolo o negligenza e non ha escluso di prendere provvedimenti diretti contro chi le aveva in custodia. Ancora più duro il Pm Zucca che ha chiesto di aprire un procedimento contro gli eventuali responsabili e ha sottolineato come nel periodo in cui, secondo la risposta del questore, sarebbero state distrutte le due molotov, presso la questura di Genova lavorasse ancora uno degli imputati: il vice della Digos Spartaco Mortola".
Ci chiediamo: perchè da cinque anni il "Comitato Verità e Giustizia per Genova" chiede, inascoltato, una Commissione d'inchiesta parlamentare? Perchè questo nuovo governo non la costituisce? Perchè (ed è la domanda che ci riporta alle considerazioni iniziali) siamo costretti solo a sperare che esista una "via giudiziaria" che spali tutta la merda che ci viene buttata addosso?
mercoledì, gennaio 24, 2007
LAICISMO E CONFESSIONALISMO
Il vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli così recita:
Laico: aggettivo che significa “che si ispira ai principi del laicismo”.
Laicismo: “Atteggiamento ideologico di chi sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell’azione politica dei cittadini dall’autorità ecclesiastica”.
Stato laicista: “Che non riconosce e tutela alcuna religione mantenendosi in una posizione areligiosa…indipendente dall’autorità ecclesiastica”.
Confessionalismo: “Rigida adesione ideologica alle dottrine e alle norme di una confessione religiosa”.
Stato confessionale: “Che professa una religione riconoscendola nella sua costituzione”.
La Costituzione italiana esplicita il laicismo dello Stato Italiano. Allora bisogna mettersi d’accordo: o lo Zingarelli e la Costituzione “sbagliano”, nel senso che danno un’interpretazione errata e non realistica della laicità dello stato, oppure sbaglia la chiesa cattolica ad ingerirsi continuamente e pesantemente nella vita politica della nostra nazione e sbagliano ancor di più quei politici (e sono tanti) che consentono questa intollerabile ingerenza. Non passa giorno, infatti, che, dovunque ci si giri (radio, televisione, giornali), non si incappi in un esponente (più o meno eminente) della chiesa cattolica che, mentre da una parte afferma che i fedeli non devono fare politica, dall’altra influenza quanto più possibile le “coscienze” (e le politiche) del popolo italiano, tanto che quotidianamente, da tutti i “media”, pretende di far fare, a modo proprio, le leggi dello Stato Italiano, dai PACS alla fecondazione artificiale all’utilizzazione delle cellule staminali all’eutanasia alla procreazione assistita e così via (con il bel risultato che chi vuol difendere le proprie scelte laiche se ne va all’estero). Tanto che, anche per un laico, diventa difficile portare il rispetto (dovuto) alla religione cattolica (come a tutte le altre): una religione che, fin dalla nascita, pretende (molto poco caritatevolmente) di “guidare” la vita dei cittadini, fino alla morte che, più è “ricca” di sofferenza, meglio è. Non siamo forse nati (per soffrire) nel dolore?
E cosa pensare di un Dio che fa della sofferenza umana un valore, in attesa di un premio in un aldilà alquanto improbabile nel quale vuole fare andare anche coloro che non ci credono?
Laico: aggettivo che significa “che si ispira ai principi del laicismo”.
Laicismo: “Atteggiamento ideologico di chi sostiene la piena indipendenza del pensiero e dell’azione politica dei cittadini dall’autorità ecclesiastica”.
Stato laicista: “Che non riconosce e tutela alcuna religione mantenendosi in una posizione areligiosa…indipendente dall’autorità ecclesiastica”.
Confessionalismo: “Rigida adesione ideologica alle dottrine e alle norme di una confessione religiosa”.
Stato confessionale: “Che professa una religione riconoscendola nella sua costituzione”.
La Costituzione italiana esplicita il laicismo dello Stato Italiano. Allora bisogna mettersi d’accordo: o lo Zingarelli e la Costituzione “sbagliano”, nel senso che danno un’interpretazione errata e non realistica della laicità dello stato, oppure sbaglia la chiesa cattolica ad ingerirsi continuamente e pesantemente nella vita politica della nostra nazione e sbagliano ancor di più quei politici (e sono tanti) che consentono questa intollerabile ingerenza. Non passa giorno, infatti, che, dovunque ci si giri (radio, televisione, giornali), non si incappi in un esponente (più o meno eminente) della chiesa cattolica che, mentre da una parte afferma che i fedeli non devono fare politica, dall’altra influenza quanto più possibile le “coscienze” (e le politiche) del popolo italiano, tanto che quotidianamente, da tutti i “media”, pretende di far fare, a modo proprio, le leggi dello Stato Italiano, dai PACS alla fecondazione artificiale all’utilizzazione delle cellule staminali all’eutanasia alla procreazione assistita e così via (con il bel risultato che chi vuol difendere le proprie scelte laiche se ne va all’estero). Tanto che, anche per un laico, diventa difficile portare il rispetto (dovuto) alla religione cattolica (come a tutte le altre): una religione che, fin dalla nascita, pretende (molto poco caritatevolmente) di “guidare” la vita dei cittadini, fino alla morte che, più è “ricca” di sofferenza, meglio è. Non siamo forse nati (per soffrire) nel dolore?
E cosa pensare di un Dio che fa della sofferenza umana un valore, in attesa di un premio in un aldilà alquanto improbabile nel quale vuole fare andare anche coloro che non ci credono?
sabato, gennaio 13, 2007
LA GALLERIA....IN LIBRERIA
"UN'ETICA SENZA DIO"
E' il titolo di un libro da comprare (e leggere), scritto dal professor Eugenio Lecaldano, ordinario di Filosofia Morale presso l'Università "La Sapienza" di Roma (Editori Laterza).
"E' un libro filosofico, interessato a influenzare niente altro che le riflessioni. Non ambisce a portare a termine l'impossibile cerimonia di seppellire Dio, nè vuole assumere un ruolo diretto sul piano politico o giuridico e neanche presentare dogmi nei quali si possano riconoscere gli atei per costituire la chiesa di coloro che sono senza chiesa. Questo libro muove dalla fiducia che la civiltà del nostro paese permetterà di accogliere le idee di coloro che sostengono esplicitamente che la morale e i valori sono qualcosa che non solo può unire credenti e non credenti, ma esige da tutti noi un surplus di indipendenza e di autonomia, da realizzare vivendo come se Dio non esistesse.
Non solo non è vero che senza Dio non può darsi l'etica, ma anzi è solo mettendo da parte Dio che si può veramente avere una vita morale."
venerdì, gennaio 12, 2007
LA CONVENIENZA
Allora: Putin sarà meglio tenerselo buono, perchè ci deve dare il gas per scaldarci e mandare avanti le nostre industrie. Cerchiamo perciò di non urtarlo nè offenderlo in nessun modo, perchè, se chiude i rubinetti..... Ha distrutto la Cecenia e massacrato (continua a massacrare) la popolazione inerme? Vabbè! Non per questo noi possiamo rischiare di restare al freddo! Sono affari suoi interni. Meglio non interferire. Putin ha fatto uccidere qualche giornalista che rompeva i coglioni? E allora? Che cosa possiamo dirgli noi che siamo il paese delle stragi di stato? Dei Servizi Segreti deviati? Della politica collusa con la mafia?
Gheddafi ha decretato tre giorni di lutto nazionale per la morte di Saddam? E allora? E' un capo di stato: sarà libero o no di fare, in Libia, in casa sua, quello che gli pare? Di fare il dittatore e governare col pugno di ferro il suo popolo ignorandone le libertà democratiche? E se, anche lui, chiude il rubinetto del gas? Meglio mandargli il nostro Ministro degli Esteri (o qualcun altro) ad ossequiarlo nella sua tenda di lusso dove, nel 2007, vive come i beduini, con tutto il rispetto per costoro, s'intende! Teniamocelo buono. Se no...!
Il capo di stato della Cina (ha un nome troppo difficile, non ce lo ricordiamo) nega le più elementari libertà al suo popolo? Non è una persona democratica? E allora? Saranno o no fatti suoi? Noi dobbiamo farci scambi di merci con la Cina. Ci è andato anche Prodi, di recente. E ha fatto bene! (Pare che colà abbia acquistato per la moglie una borsa griffata falsa...). Voglio dire: noi non possiamo prescindere dal rapporto commerciale con Pechino, città dove non splende mai il sole a causa dell'inquinamento derivante dal miracolo economico...
Bush è stato definito da qualche estremista un criminale? Ma vogliamo scherzare? E, se anche fosse vero, a noi...? Vogliamo fare senza gli Stati Uniti che si sono sempre sacrificati per noi, venendo a morire in tanti sulla nostra terra per salvarci dai nazisti? Che ci hanno sempre aiutato senza chiedere mai nulla in cambio? Che ci hanno portato i computer e la Coca Cola? Ma neanche a pensarci!
Vogliamo litigare con quello là, l'iraniano...Come si chiama? Anche lui ha un nome così difficile! Ma, scordiamo forse che dall'Iran importiamo tanto petrolio e tanto gas? Vogliamo contrastarlo solo perchè ha negato l'olocausto degli Ebrei e vorrebbe buttare qualche bombetta atomica su Israele? E poi andare a piedi perchè restiamo senza benzina? Noi, no di sicuro.
Un po' di comprensione, santo cielo! Cerchiamo di essere realisti. Noi dobbiamo prima di tutto badare ai nostri interessi e difenderli, per mantenere quel decoroso livello di vita che ci siamo con tanta fatica e sudore guadagnato nel corso di tanti decenni. Non possiamo fare i poliziotti del mondo. E poi, per questo, c'è già Bush che ci pensa e difende le democrazie occidentali ovunque ce ne sia bisogno. Meno male!
venerdì, gennaio 05, 2007
DESTRA E SINISTRA
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra...
Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra,
quasi sempre il mal di testa è di destra
la colite invece è di sinistra.
(Destra-Sinistra di Gaber-Luporini -1994)
Negli ultimi mesi abbiamo udito sempre più spesso una frase, molto ricorrente in periodi elettorali o di crisi politica o di approvazione della legge finanziaria: "Io non vado più a votare tanto sono tutti uguali. Destra o sinistra, è tutto un mangia-mangia. Che cosa cambia?" L'affermazione è qualunquistica e come tale l'abbiamo sempre considerata e allontanata da noi, anche se, lo dobbiamo confessare, ultimamente l'idea potrebbe sfiorare anche noi, ma alla luce comunque di ben motivate e specifiche ragioni.
In realtà, andando poi a scavare e a cercare di capire quali ne siano le motivazioni, ci si rende conto che dietro questo "disgusto per la politica e per il voto" si nascondono sempre persone prive di retroterra culturale, egoiste ed antidemocratiche, che tendono a farsi gli affari propri e che vogliono, di fatto, con questo atteggiamento para-agnostico, porsi al di fuori dello Stato per non pagare dazio (generalmente, le tasse).
Allora viene voglia di chiedersi che cosa significhi essere, oggi, in Italia, di destra o di sinistra e se tale domanda abbia ancora un senso. Premesso che nel nostro Paese il "pericolo comunista" non esiste (nè è mai esistito, sempre che di pericolo si trattasse veramente) e che è una grossa panzana berlusconiana alla quale credono solo i gonzi, ci rendiamo conto che, al di là dell'analisi storica, è poi difficile riempire di contenuti queste due parole. Sentiamo però fortemente, di fronte all'avanzante (dilagante straripante qualunquistica) superficialità e conformismo della cosiddetta globalizzazione in tutti i settori della vita civile, che ci si deve opporre a questo stato di cose e che è necessario individuare un'area politico-sociale "schierata" che ritiene di essere, comunque, ancora di sinistra, a prescindere dall'appartenenza partitica. Cominciamo allora col dire che quelli che affermano di non essere nè di destra nè di sinistra gravitano, volenti o nolenti, attorno alla destra; che chi tollera l'ingiustizia e l'iniquità sociale senza dire nè fare nulla è di destra; che quelli che vogliono dialogare a tutti i costi con i delinquenti politici non sono di sinistra; che quelli che tacciono di fronte all'imperialismo, al neo-colonalismo commerciale, al razzismo, alla mafia, sono di destra; che quelli che si dichiarano centristi, ma avallano continuamente la politica della destra, sono di destra etc. etc.
Potremmo continuare, ma ci preme porre un altro importante quesito: che cosa sta facendo il centrosinistra per arginare questo dilagante qualunquismo di destra ed opporvisi? Finora, poco, o nulla. In un'Italia dove quasi tutti sono quasi tutto ed il suo contrario, ogni cosa è diventata possibile. L'identificazione è diventata difficile, se non impossibile. Tira un'aria di "buonismo", di tolleranza verso i più forti, i più potenti, i più ricchi, che non si possono toccare anche se sono ampiamente inquisiti dalla giustizia. Per non parlare dell'ossequio continuo verso la chiesa cattolica che è (è sempre stata) pesantemente ingerente nella politica nazionale. Va di moda il dialogo a tutti i costi. Parlare della Resistenza in pubblico è diventato stucchevole e noioso. La Costituzione italiana è divenuta un opuscolo teorico che serve ormai solamente a giustificare la presenza di un uomo politico al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica è costretto, più o meno, a non andare oltre affermazioni generiche, nobilissime, ma astratte.
Sulla base di queste considerazioni ci rendiamo conto che molti, sedicenti di sinistra, potrebbero essere tranquillamente di destra e che, probabilmente, molti di quelli che hanno votato per Prodi sono in realtà di destra.
Arriviamo così alla domanda cruciale: c'è bisogno di essere di destra o di sinistra? Sì, c'è bisogno.
Quando eravamo giovani ed ingenui (puri) pensavamo che, se tutti fossimo stati "onesti" non ci sarebbe stato bisogno di essere dall'una o dall'altra parte. Oggi invece è diventato indispensabile.
Una sinistra sedicente tale deve andare avanti con coraggio sulla strada delle proprie distintive scelte e delle proprie peculiarità, senza paura delle contrapposizioni chiare, contro le mediazioni ambigue e compromettenti. Meglio lo scontro frontale, ma chiarificatore, col rischio eventuale di finire poi all'opposizione, ma tenendo fede ai propri principi.
In realtà, andando poi a scavare e a cercare di capire quali ne siano le motivazioni, ci si rende conto che dietro questo "disgusto per la politica e per il voto" si nascondono sempre persone prive di retroterra culturale, egoiste ed antidemocratiche, che tendono a farsi gli affari propri e che vogliono, di fatto, con questo atteggiamento para-agnostico, porsi al di fuori dello Stato per non pagare dazio (generalmente, le tasse).
Allora viene voglia di chiedersi che cosa significhi essere, oggi, in Italia, di destra o di sinistra e se tale domanda abbia ancora un senso. Premesso che nel nostro Paese il "pericolo comunista" non esiste (nè è mai esistito, sempre che di pericolo si trattasse veramente) e che è una grossa panzana berlusconiana alla quale credono solo i gonzi, ci rendiamo conto che, al di là dell'analisi storica, è poi difficile riempire di contenuti queste due parole. Sentiamo però fortemente, di fronte all'avanzante (dilagante straripante qualunquistica) superficialità e conformismo della cosiddetta globalizzazione in tutti i settori della vita civile, che ci si deve opporre a questo stato di cose e che è necessario individuare un'area politico-sociale "schierata" che ritiene di essere, comunque, ancora di sinistra, a prescindere dall'appartenenza partitica. Cominciamo allora col dire che quelli che affermano di non essere nè di destra nè di sinistra gravitano, volenti o nolenti, attorno alla destra; che chi tollera l'ingiustizia e l'iniquità sociale senza dire nè fare nulla è di destra; che quelli che vogliono dialogare a tutti i costi con i delinquenti politici non sono di sinistra; che quelli che tacciono di fronte all'imperialismo, al neo-colonalismo commerciale, al razzismo, alla mafia, sono di destra; che quelli che si dichiarano centristi, ma avallano continuamente la politica della destra, sono di destra etc. etc.
Potremmo continuare, ma ci preme porre un altro importante quesito: che cosa sta facendo il centrosinistra per arginare questo dilagante qualunquismo di destra ed opporvisi? Finora, poco, o nulla. In un'Italia dove quasi tutti sono quasi tutto ed il suo contrario, ogni cosa è diventata possibile. L'identificazione è diventata difficile, se non impossibile. Tira un'aria di "buonismo", di tolleranza verso i più forti, i più potenti, i più ricchi, che non si possono toccare anche se sono ampiamente inquisiti dalla giustizia. Per non parlare dell'ossequio continuo verso la chiesa cattolica che è (è sempre stata) pesantemente ingerente nella politica nazionale. Va di moda il dialogo a tutti i costi. Parlare della Resistenza in pubblico è diventato stucchevole e noioso. La Costituzione italiana è divenuta un opuscolo teorico che serve ormai solamente a giustificare la presenza di un uomo politico al Quirinale, dove il Presidente della Repubblica è costretto, più o meno, a non andare oltre affermazioni generiche, nobilissime, ma astratte.
Sulla base di queste considerazioni ci rendiamo conto che molti, sedicenti di sinistra, potrebbero essere tranquillamente di destra e che, probabilmente, molti di quelli che hanno votato per Prodi sono in realtà di destra.
Arriviamo così alla domanda cruciale: c'è bisogno di essere di destra o di sinistra? Sì, c'è bisogno.
Quando eravamo giovani ed ingenui (puri) pensavamo che, se tutti fossimo stati "onesti" non ci sarebbe stato bisogno di essere dall'una o dall'altra parte. Oggi invece è diventato indispensabile.
Una sinistra sedicente tale deve andare avanti con coraggio sulla strada delle proprie distintive scelte e delle proprie peculiarità, senza paura delle contrapposizioni chiare, contro le mediazioni ambigue e compromettenti. Meglio lo scontro frontale, ma chiarificatore, col rischio eventuale di finire poi all'opposizione, ma tenendo fede ai propri principi.